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Lo stesso rischio


Razionalmente, certo, il mare è un rischio ;
ma io non l'ho mai sentito come tale.

Il mare va preso come viene,
così, con la sua stessa inconcludenza :
portando verso il petto, a ogni bracciata,
un'onda lieve che non si trattiene.

Non c'è altro senso nel tendere al largo,
dove l'acqua è mielata dal tramonto,
se non di tenere la cadenza
fino a quando stramazzano le braccia
e spegnere nel mare il desiderio
di raggiungere a nuoto la soglia
che segna il limitare a un nuovo giorno.

Se allora ci si gira sopra il dorso,
come pescispada dissanguati,
agli occhi gonfi d'acqua e indeboliti
spalanca il cielo la sua occhiaia vuota :
ma il corpo sta sospeso in un'amaca
che lo sorregge come si è riamati
nell'età antecedente la ragione.
Passata quell'età, l'amore è un rischio,
infido quanto più ne ragioniamo.

Al mare si va incontro come viene,
in un'illimitata inconcludenza,
sentendosi lambire a ogni bracciata
da una carezza che non si trattiene.

E' una scommessa tutta da giocare
fino alla sua estrema inconseguenza.
La cosa più penosa è far le mosse
sulla battigia, invece di nuotare.

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