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L'argilla di Eva


Pallide colombe
lasciano in volo notturni rifugi
nei mattoni forati e sotto i tetti.

I gomiti puntati per non sporgermi,
freddi di pietra l'alba e il davanzale.

Colombario di loculi dormienti
si snebbia, gessata, e con cautela
solleva la coltre del risveglio,
per non scoprirsi sola,
la città.
Scivolano dal tuo corpo di delfino,
dai tuoi fianchi inguainati
i miei legacci.

Solo fino a giorno
ti posso estrarre ancora dalla costola ;
posso, per una notte,
darti forma ancora,
così, par coeur,
con l'argilla di Eva.

T'impongo una maschera di cera
che addolcisca l'intaglio del tuo volto.
Ti rimodello le spalle statuarie,
ammorbidisco con lunghe carezze
e fletto la superbia delle gambe.

Ma non mi viene in mano uno scalpello
così tagliente da scalfirti l'anima,
che porti levigata come un ciottolo.

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