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Gli occhi di Circe


Navi come aquiloni,
transumanti ad agosto
per cinerei pianori mare-cielo,
sotto gli occhi di roccia della maga.

Albeggia
sul macigno del Circeo.

Dopo la notte insonne
fiotta a singhiozzo, nel pendio pietroso,
la fonte prigioniera di Lucullo.

Il cielo è tutto una lavagna vuota,
attonita dell'acqua che la specchia.

Come un sasso s'apparta il mio cuore.

Pure,
nel bacino del porto intiepidito,
piano piano si colma
di celesti sopori fumiganti
l'insonnia notturna.
Le barche, finalmente appisolate,
dondolano fianco a fianco, nel pontile.

Lenta, a perdita d'occhio,
monta l'albedine,
soffocando d'azzurro mare e cielo.

Esala il giorno la sua ora salsa.

La privazione di te
ora si stinge, diacronicamente,
in questa vastità senza orizzonte
del mare che nel cielo trascolora.

Come un sasso appartato è il mio cuore.

Oh, l'azzurro cancella le galassie !
E più di ogni altra debole
è la forza attrattiva che le lega ;
ma nessuna le sfugge, alla distanza.

Sasso tra i sassi è per gli altri il mio cuore.

Un sasso inanimato sulla roccia :
ma - gemello di quelli che stanotte
piovevano da spazi siderali
con scie incandescenti -
questo sasso conserva per sé solo
la memoria impietrita
d'aver sfiorato il volto di una stella.

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